Teatro

L'ARPA ROMANTICA AL PALAZZETTO BRU ZANE DI VENEZIA

L'ARPA ROMANTICA AL PALAZZETTO BRU ZANE DI VENEZIA

A partire dai primi dell’800, e poi per tutto il secolo l’arpa assunse in Francia un ruolo di grande rilevanza, rivelandosi un mezzo di estrema modernità ed affiancandosi – ovviamente in posizione subalterna - al pianoforte nel ruolo di strumento “da salotto”.  Ideata a Londra nel 1811, la versione a doppio movimento permetteva infatti all’esecutore una maggiore versatilità, consentendogli di affrontare brani in ogni tonalità grazie alla possibilità di innalzare la corda di uno-due semitoni; una tecnologia che fu poi perfezionata e brevettata nei laboratori del costruttore francese Érard il quale divenne, apportando soluzioni tecniche sempre più raffinate allo strumento, un monopolista di fatto di questo settore. Popolarissima nei salotti della media ed alta borghesia –grazie anche alla notevole disponibilità di raccolte musicali di brani d’ogni genere e livello tecnico – l’arpa trovò sempre più frequente ospitalità anche nelle numerose sale da concerto parigine (e non solo); senza dimenticare il rilevante impiego che trovava nelle orchestre dei teatri, sonorità imprescindibile  per accompagnare i danzatori in un ‘divertissement’ coreografico, oppure al momento di sostenere i sogni e le lagrime di una eroina del mélodrame perduta nell’estasi erotica od affranta dal dolore.
Di pari passo, ebbe motivo e modo lo svilupparsi Oltr’Alpe, specie nella seconda metà del secolo XIX°, di una scuola tecnica di altissimo livello che si può far risalire in buona parte all’attività didattica del franco-belga Alphonse Hasselmans (1845-1912), figlio del noto direttore ed arpista Joseph il quale trasmise al figlio la passione per questo strumento. Concertista di grande fama, Alphonse Hasselmans fu dal 1884 e sino alla morte anche un operoso insegnante d’arpa al Conservatorio di Parigi, formando man mano nella sua classe eccellenti esecutori quali Marcel Tournier, Henriette Renié, Marcel Grandjany, a loro volta validi didatti e molto attivi anche in veste di compositori.
A questi compositori, e ad alcuni altri autori che all’arpa rivolsero la loro attenzione nel periodo che va dalla fine dell’Ottocento sino alle soglie del Novecento, è stato dedicato un concerto che si potrebbe leggere come un’appendice del Festival «Le salon romantique» da poco conclusosi al Palazzetto Bru Zane, e che ha visto la giovane arpista francese Nabila Chajai, già allieva al Conservatoire parigino di Isabelle Moretti ed ora solista dell’orchestra del Teatro La Fenice, esibirsi in brani di Marcel Tournier (il virtuosistico “Étude de concert pour la harpe : Au matin”, ed il lunare secondo movimento dalla “Sonatina” op. 20), Gabriel Fauré (l’imponente  “Impromptu” op. 86), Henriette Renié (dai “Six Pièces” il descrittivo “Au bord du ruisseau”, dai “Feuillets d’album” la”Esquisse”, e la sognante “Lègende”), Marcel Grandjany (la bella “Rhapsodie”),  Claude Debussy (la trascrizione per arpa del “Claire de lune” della “Suite bergamasque”, e la sognante “La plus que lente” che concludeva degnamente il concerto), André Caplet (il rapido “Divertissement à la française”); ed infine di Alphonse Hasselmans il celebre “Follets” e di Pierre Sancan il geometrico e un po’ algido “Thème et variations”.
Un pubblico prevalentemente femminile, dato che il concerto era inserito nel programma della manifestazione «Donne a Venezia» promossa dalla locale Municipalità, ha interamente occupato il salone del Palazzetto Bru Zane, tributando alla bravissima strumentista - un esempio di solida tecnica e finissima sensibilità interpretativa, degna discendente della formidabile école francese fondata da Alphonse Hasselmans – abbondanti e calorosissimi applausi.